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31 May 2015

Acaya è una frazione di 450 abitanti del comune di Vernole in provincia di Lecce.
Il piccolo centro di Acaya rappresenta uno dei rari esempi di città fortificata, con schema viario a maglia ortogonale, esistenti nell'Italia Meridionale del XVI secolo.
L'antico borgo di Segine, di epoca medievale, entrò a far parte della Contea di Lecce nel XII secolo. Donato dagli Angioini al Convento di San Giovanni Evangelista di Lecce, fu concesso in feudo nel 1294 da Carlo II d'Angiò a Gervasio dell'Acaya.
Assunse il nome di Acaya nel 1535, quando Gian Giacomo dell'Acaya, "regio ingegnere militare" di Carlo V, fortificò il centro costruendovi la cinta muraria ed il fossato, e aggiunse bastioni, baluardi e fossato al castello fatto edificare dal padre Alfonso dell'Acaya nel1506. Con la morte di Gian Giacomo dell'Acaya nel 1570, il feudo passò nel 1575 al Regio Fisco e successivamente, nel 1608 fu acquistato da Alessandro De Monti. Per il borgo di Acaya iniziò il periodo di irreversibile decadenza che degenerò dopo la devastazione ottomana del 1714. Verso la fine del XVII secolo, estintosi il ramo principale della famiglia De Monti, il feudo tornò alla Corte Regia che nel 1688 lo vendette ai De Monti-Sanfelice i quali, nello stesso anno lo vendettero ai Vernazza. Questi furono gli ultimi feudatari fino all'eversione della feudalità nel 1806.
Assunse il nome di Acaya nel 1535, quando Gian Giacomo dell'Acaya, "regio ingegnere militare" di Carlo V, fortificò il centro costruendovi la cinta muraria ed il fossato, e aggiunse bastioni, baluardi e fossato al castello fatto edificare dal padre Alfonso dell'Acaya nel1506. Con la morte di Gian Giacomo dell'Acaya nel 1570, il feudo passò nel 1575 al Regio Fisco e successivamente, nel 1608 fu acquistato da Alessandro De Monti. Per il borgo di Acaya iniziò il periodo di irreversibile decadenza che degenerò dopo la devastazione ottomana del 1714. Verso la fine del XVII secolo, estintosi il ramo principale della famiglia De Monti, il feudo tornò alla Corte Regia che nel 1688 lo vendette ai De Monti-Sanfelice i quali, nello stesso anno lo vendettero ai Vernazza. Questi furono gli ultimi feudatari fino all'eversione della feudalità nel 1806.
I monumenti e le architetture più rappresentative di Acaya sono:
1865. La nascita della prima parrocchiale risale alla fine del XIII secolo; successivamente durante il governo del feudatario Pietro dell'Acaya nel 1420 fu completata con
decorazioni esterne sulla parte retrostante dell'edificio e la torre campanaria. Altri interventi furono realizzati nel Cinquecento con Gian Giacomo dell'Acayae durante il marchesato dei Vernazza nel Settecento.

La chiesa di Santa Maria della Neve fu riedificata quasi completamente intorno al 1865. La nascita della prima parrocchiale risale alla fine del XIII secolo; successivamente durante il governo del feudatario Pietro dell'Acaya nel 1420 fu completata con decorazioni esterne sulla parte retrostante dell'edificio e la torre campanaria. Altri interventi furono realizzati nel Cinquecento con Gian Giacomo dell'Acayae durante il marchesato dei Vernazza nel Settecento.
La cappella di San Paolo fu costruita intorno alla metà del XVIII secolo. Di piccole dimensioni, presenta una facciata con un frontone triangolare interrotto nella zona centrale da una croce. L'interno è ad aula unica rettangolare con un modesto altare.
La citta fortifica. Il borgo di Acaya fu integralmente ristrutturato, fortificato e riordinato urbanisticamente dall'architetto militare Gian Giacomo dell'Acaya. Dal 1521 al 1535 le opere difensive del borgo, iniziate dal padre Alfonso alla fine del secolo precedente, furono portate a termine; successivamente furono completate la Chiesa e il Convento di Sant'Antonio, destinato ai Frati Minori.
Il paese presenta un impianto ortogonale con un cardo e un decumano.
Il paese presenta un impianto ortogonale con un cardo e un decumano.
Il centro storico è costituito da sei strade tra di loro parallele che vanno in direzione sud-nord che hanno tutte la larghezza di 4 metri, uguale distanza (17 metri) e quasi tutte la medesima lunghezza. In direzione est-ovest vi sono tre assi perpendicolari alle vie parallele, due all'estremità ed uno nella parte centrale che divide il centro storico in due parti. Di forma quadrangolare, il borgo è racchiuso da una cinta muraria con tre imponenti bastioni angolari ed il poderoso castello, interrotta dalla porta urbica di Sant'Oronzo.
Alla cittadella si accede attraverso una porta realizzata nel 1535 che costituisce l'ingresso principale. È a forniceunico e conserva ancora, all'interno degli stipiti, gli incassi litici del portone. La facciata è arricchita dalla presenza di vari stemmi e lapidi (Acaya, Vernazza, De Monti) sormontati dalle insegne imperiali di Carlo V.
Il castello. Tale imponente opera rappresenta il frutto dell'ingegno architettonico di Gian Giacomo dell'Acaya, regio ingegnere militare di Carlo V. Lo scopo che lo indusse a fortificare il vecchio borgo di Segine, poi rinominato Acaya dal nome della sua famiglia, scaturiva dall'idea secondo cui esso poteva svolgere funzioni difensive, essendo vicino al mare. Il castello, risalente al 1535/36, ha una struttura trapezoidale circondata da mura a sagoma rettangolare e da un fossato. Esso occupa un angolo delle mura cittadine mentre agli altri tre angoli sono situati i bastioni.
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